…alla finestra c’erano le sbarre…

  Marcello 30 anni, cineoperatore, fotografo, regista.

Da dove vieni?

Da Colonia, ci sono nato, i miei genitori si sono conosciuti qua ed ecco perché mi trovo a Colonia.

Quali sono i primi ricordi che hai della Germania?

Il primo ricordo della Germania e forse della mia prima infanzia è legato al tempo dell’asilo anzi per essere precisi ai primissimi giorni, ho ancora davanti la scena come se fosse successo ieri, mi ricordo perfettamente la sensazione come di abbandono di essere solo.

Cosa ti era successo?

In realtà nulla visto con gli occhi di oggi, ma per un bambino cosi piccolo fu quasi uno shock, io non parlavo una parola di tedesco, ma proprio nulla, con i miei parlavo italiano. L’asilo era tedesco ed io l’unico italiano. Volevo andarmene, mi ricordo che correvo verso la finestra chiamando mamma mamma, ma alla finestra c’erano le sbarre…insomma quasi un incubo. Poi ho sempre avuto l’impressione di essere trattato un po’ diversamente rispetto agli altri bambini, non mi coinvolgevano nelle attività, mi ricordo ancora, che una volta fecero impastare qualcosa be’ l’unico che non fece nulla di tutto ciò fui io, chissà forse avevo combinato io qualcosa, ma non mi pareva

Alle elementari come è andata?

Ho frequentato una Grundschule ma lì non ho avuto particolari sensazioni di non accettazione l’unico motivo che suscitava un po’ di smarrimento curiosità  era il fatto che fossi un italiano non battezzato.

E dopo le elementari ?

Mi sono iscritto ad una Gesamtschule, era enorme ma davvero enorme o almeno lo era per me all’epoca, il primo giorno arrivai in ritardo di 10 minuti proprio perché era cosi dispersiva, che non riuscivo a trovare l’aula e non solo io, una mia compagna arrivo piangendo dopo un ora di ricerca…Qui vissi alcune esperienze diciamo poco inclusive che mi spinsero anche verso una forma di “ ribellione/vendetta “.

Che succedeva?

Diciamo era l’atmosfera che si respirava che ti faceva capire che c’era una differenza tra noi e i Tedeschi. Per esempio se alcune ragazze venivano infastidite dai ragazzi subito intervenivano gli insegnanti a rimettere ordine, ma se le protagoniste delle troppe attenzioni erano delle ragazze italiane non succedeva nulla, era come se dicessero “ se la sbrigassero tra loro “ . E così con un mio amico decidemmo di dargli una lezione. Il motto della scuola che campeggiava su un muro era ” Diese ist eine Schule ohne Nazi “ e noi con uno Spray lo correggemmo in ” Diese ist Keine Schule ohne Nazi “. Fece un po’ di scalpore e noi la facemmo franca, non scoprirono mai chi fosse stato.

Dopo la Gesamtschule?

Mi sono iscritto all’italo Svevo e fu tutto un altro mondo, qualcosa di familiare accogliente, un posto dove oltre allo studio imparavi anche “ cose per la vita “ non solo nozionismo ma qualcosa che fosse di Vorbereitung auf das Leben, spesso mi ritrovo oggi a pensare a quello che i vari professori ci insegnavano, certo era un po’ incasinato ma quello era perché mancavano un po’ le risorse economiche, peccato che non ci sia più.

Dopo la scuola cosa hai fatto?

Decisi di provare a fare diventare lavoro la mia passione, il cinema. Il mondo della celluloide mi affascinò da piccolo, complice un mio cugino di Nocera. L’estate quando andavamo giù in vacanza passavamo serate a vedere film di tutti i generi, insomma pian piano decisi che volevo lavorare in quel mondo e provai in tutti modi. Feci un Praktikum presso un’azienda che noleggiava attrezzature per il cinema e la tv, ho provato anche a fare l’ attore, mi preparai per due audizioni ma nulla, per la seconda “ bocciatura “ ci rimasi cosi male, avevo davvero studiato tanto. Avevo pensato di modificare l’ambientazione di una poesia di Goethe, ma il regista non apprezzò la mia innovazione. Cosi ripiegai su un Ausbildung come fotografo, poi per un breve periodo andai a fare l’animatore a Fuerteventura, ma li capii che volevo fare davvero cinema o quantomeno qualcosa di più vicino possibile. Tornai a Colonia. Riuscii a trovare lavoro per una produzione di Vox, facevo una specie di regia di alcune parti della puntate, ma nel bel mezzo della mia scalata al successo gli eventi della vita mi portarono da un’altra parte.

Quali eventi? E dove te ne sei andato?

Eventi? Una ragazza. Lei si era trasferita in un’altra città e proprio dopo quella sua scelta io capii che era lei la Lei. Anche se nel frattempo tra noi le cose non andavano più bene decisi di provare a mostrarle quanto era importante e cosi decisi di trasferirmi anche io nella stessa città. Solo che dopo una settimana che ero arrivato lì, la ragazza mi disse: “ mi trasferisco in un altra nazione “…

E l’hai seguita anche lì?

No sono rimasto, ho iniziato a lavorare come aiuto regista per una fiction, poi l’azienda per cui lavoravo venne per una produzione a Colonia e cosi sono tornato definitivamente. Oggi lavoro sempre nel mondo delle produzioni televisive ma  vorrei fare altro.

Cosa rappresenta per te la Germania?

È il mio paese come l’ Italia sono sia Tedesco sia Italiano. Tedesco in Italia, Italiano in Germania. Ma è una “ conquista “ recente, prima non era così mi “ aggrappavo “ all’ identità italiana. Adesso invece ti dico che ho scelto il meglio dei due mondi ed è bellissimo, anzi ormai non me ne frega proprio nulla sono io e basta, non ho bisogno di una carta di identità. Sono un italo kölsch.

E di Colonia che mi dici?

Colonia a livello architettonico non è bella. Non respiri una omogeneità si è vero che è stata rasa al suolo però nella ricostruzione non hanno tenuto conto di nulla, vedi case nuove accanto a case d’Epoca piazze sembrate.  Il fotografo Chargesheimer  criticava  questa corsa alla ricostruzione la  Bauwut. Ma in ogni caso, è la mia città e mai lo negherò.

Che programmi hai per il futuro?

Vorrei realizzare un documentario sul mondo del lavoro di oggi, per raccontarne i protagonisti. E a me auguro di poter apprezzare al meglio quello che ho

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