Tornai un’altra volta in questa brutta vecchia città. Giacomo Casanova

  Fu nel 1760 che dalla Francia, decisi di intraprendere un viaggio di affari sul Reno con un importante patrizio di Colonia, per incontrare la nobiltà cittadina e il Principe elettore Clemente Augusto, in quel tempo presso Bonn. Ovviamente feci coincidere la visita con l’occasione di vedere il famoso Carnevale di Colonia. È quanto si aspettava anche la nobiltà, visto che la mia fama mi precedeva. Che all’orizzonte si prospettasse una qualche avventura, me ne accorsi da subito, ancor prima di arrivare. Al tempo, durante la guerra dei sette anni, Colonia era sotto il dominio dei francesi, che avevano però subito una pesante sconfitta a Minden. In giro era dunque pieno di disertori e sbandati. A mezzo miglio da Colonia, cinque disertori tentarono di assaltare la nostra diligenza, urlando “La borsa o la vita”. Subito estrassi la pistola e minacciai il postiglione di non fermarsi e menare i cavalli al galoppo. I cinque spararono, ma basso, colpendo né me né i cavalli ma la carrozza. Non erano evidentemente abbastanza intelligenti da sparare al postiglione.Arrivato in città trascorsi con gli amici un’ora alla Locanda del Santo Spirito in Thurnmarkt, dietro Heumarkt.  Visitammo anche un Teatro-baracca costruito sul fieno da attori francesi.Il profumo della mia cipria per il viso mi portava l’ammirazione dei giovani ufficiali.La vera avventura cominciò però, quando incontrai Maria Ursula Culumba De Groote, detta Mimì, di 25 anni, e moglie del sindaco.Per fortuna anche lei fu colpita dalla mia cipria, i consigli in fatto di stile, e i miei anelli. Dovevo trovare il modo di rivederla.Per il Gran Ballo organizzato dal Principe Elettore mi hanno fatto guidare, durante il corteo da Colonia a Bonn, una macchina elettronica. Indossavo un costume unico, mai visto da queste parti. Il principe Elettore aveva anche un costume molto elaborato e di gran gusto. All’inizio dei festeggiamenti si seguiva ancora uno stretto cerimoniale. La gente comune di Colonia ha dovuto sedersi separatamente dalla nobiltà di Bonn. Poi durante i giochi di carte i borghesi sono avanzati e mischiati ai nobili tutti insieme appassionatamente. Più tardi finalmente anche le dame si sono unite a noi nella sala da ballo. C’è una danza in cui ad un dato punto la dama bacia il cavaliere. Non essendo io stupido, ho imparato presto a configurarlo e a far capitare tra le mie braccia al momento giusto,  la  bella Mimì.Per incontrarla di nuovo, nei giorni seguenti organizzai una festa privata con un’opulenta colazione, in una delle residenze estive nel parco del castello di Brhul. Tentai nuovamente l’approccio in un giro serale in carrozza Coupé nella desolata città mal asfaltata, purtroppo senza molto successo. La luna splendeva sulle nostre facce e l’autista era un impertinente curioso. Abbiamo dovuto limitare i nostri movimenti.Fu una santa a darci l’ispirazione per la soluzione definitiva. Santa Caterina Elendskirche. La chiesa della miseria, nel cui cimitero venivano seppelliti i senza tetto e senza nome, e i non cattolici. Quando tornai anni dopo non esisteva più, al posto del suo cimitero si trovava e si trova St. Gregorius im Elend, vicino Severinbrucke. Il diavolo come è noto è più potente nella chiesa che altrove, e mi ha ispirato nel procurarmi il piano perfetto.La chiesa già fatiscente aveva addossati due appartamenti, l’uno del Cancelliere, l’altro della famiglia del Sindaco. Una porta accedeva direttamente da dentro la chiesa agli appartamenti.Perciò mi nascosi nel confessionale, prima che alle 17 un impiegato chiudesse la chiesa dall’esterno. Da lì mi infilai nella tromba delle scale degli appartamenti, dove aspettai cinque ore, nel ridicolo imbarazzo di me, e il tormento dei topi che correvano in continuazione.Quando poi Mimì arrivò, e mi aperse la porta, capii che ne era valsa la pena. Facemmo i nostri piaceri per sette ore, che mi parsero piuttosto brevi. Ci promettemmo che restasse un diletto momentaneo, ma con le parole più dolci che ispiravano nuove delizie. Ci vedemmo altre volte, ma poi il 20 marzo dovetti partire per Stoccarda.Tornai un’altra volta in questa brutta vecchia città. Nel 1767. Con una scusa. Avevo letto articoli davvero poco lusinghieri sulla mia persona, su la “Gazzetta di Colonia”. Andai nella sede sulla Glockenstrasse, direttamente dal direttore, e lo minacciai con bastone e pistola, finché non ritrattasse quanto scritto. E lo fece. Rincontrai anche Mimì. La trovai ancora più bella che  sette anni prima. Ma quello che speravo, non si ripeterà.Quel confessionale ora sparito, ci ha permesso solo di pentirci dei nostri peccati precedenti.Le donne hanno sempre avuto il potere, di far rivivere o di smontare il mio spirito. Tutto il resto è silenzio.

di Luca Paglia

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