A Colonia il lavoro segue dei ritmi particolari, come si può vedere dai famosi “Undici comandamenti di Köln”. La gente si gode anche la vita ed è soddisfatta per le piccole cose. Come biasimarli? D’altronde questa attitudine al rilassamento ha origini più antiche, come narra la leggenda Die Heinzelmännchen zu Köln. A pochi passi dal Duomo si erge la fontana dedicata proprio agli Heinzelmännchen, degli spiritelli domestici dall’animo servizievole. Grazie a loro “tanto tempo fa” i coloniesi potevano starsene tranquilli a non fare nulla e trovavano tutto già misteriosamente pronto. Lavorare non serviva e ciascuno aveva tempo di dedicarsi a se stesso. Una notte però una sarta, spinta dalla curiosità, cercò di scoprire il trucco e cosparse il pavimento di piselli. Gli omini scivolarono facendo un gran baccano, ma appena la donna accese la luce, puff! Sparirono per sempre e non fecero mai più ritorno. Da allora anche a Colonia si fatica, rimpiangendo i bei tempi andati e godendosi il Feierabend.
I folletti di Colonia – A. Kopisch
Com’era comodo una volta a Colonia grazie agli Heinzelmännchen! Perché, se si era pigri…ci si sedeva su una panchina e ci si rilassava. Poi di notte arrivavano loro, gli omini, senza che ce ne si accorgesse, e sciamavano e ribaltavano e facevano chiasso e strappavano e sfilacciavano e saltellavano e trottavano e lavavano e pulivano…E ancor prima che un poltrone si svegliasse…tutto il suo lavoro era…già terminato! I carpentieri si stendevano sui trucioli e si stiracchiavano. Intanto arrivava lo stormo invisibile e guardava cosa ci fosse da costruire. Prendevano scalpello, scure e sega in tutta fretta; e segavano e scavavano e spaccavano e rompevano, gettavano la malta e mozzavano, osservavano come dei falchi e piantavano le travi…E quando il muratore meno se l’aspettava ecco in piedi l’intera casa…già lì pronta! Dal mastro fornaio alcuna fretta, gli Heinzelmännchen panificavano. Mentre i pigri galoppini si sdraiavano, gli Heinzelmännchen si muovevano –e poi scricchiolavano per il peso dei bagagli! E impastavano per bene e pesavano sapientemente e sollevavano e spingevano, e spazzavano e infornavanoe battevano e zappavano. I ragazzi russavano ancora in coro e già procedeva il nuovo pane! Dal macellaio accadeva proprio questo: i garzoni e i fattorini stavano in pace. Intanto entravano gli omini e tritavano il maiale di qui e di là. Accadde va tutto così velocemente come il mulino con il vento! Quelli ribaltavano con le scuri, quelli insaccavano, quelli sciacquavano, quelli rovistavano, e mescolavano e mischiavano e imbottivano e asciugavano. Il garzone aprì un occhio…Tac! La salsiccia già stava appesa in svendita! In osteria succedeva questo: il bottaio beveva finché crollava, si addormentava sulla botte vuotagli omini si occupavano del vino, e davano zolfo con cura a tutte le botti, e rotolavano e sollevavano con l’argano e la carrucola, e rigiravano e abbassavano, e versavano e annacquavano e mescolavano e pasticciavano. E quando il bottaio si svegliò, il vino era già raffinato e fatto ad arte! Un giorno il sarto ebbe un gran tormento: la divisa doveva essere pronta; abbandonò la stoffa e si stese su un fianco e si rilassò. Questa sgusciò nuova sul tavolo da lavoro; qui tagliavano e accostavano e cucivano e ricamavano e incastonavano e adattavano, e sferruzzavano e controllavano e sfilacciavano e strappavano, e proprio allora si svegliò la mia sarta: c’era la divisa del sindaco…già fatta! La moglie del sarto era curiosa, e si creò un passatempo: sparse piselli in giro la notte successiva, gli Heinzelmännchen arrivarono cauti: uno soltanto scivolò, cadde per terra nella casa, slittarono sui gradini e i pattini fecero rumorecaddero con rimbombi fecero chiasso e urlarono e maldissero! Lei balzò indietro per il frastuono e con la luce: husch husch husch husch! –tutti spariti! Ahimè! Ora sono tutti via E nessuno è rimasto qui! Non si può più riposare come un tempo ora ci si deve arrangiare da soli! Ciascuno deve essere bravo e diligente da sé, e grattare e raschiare e correre e trottare e agghindarsi e levigare e battere e zappare e cucinare e infornare. Ah, se solo fosse tutto come una volta! Ma i bei tempi non ritornano più!
di Monica Beretti